martedì 12 maggio 2020

Le erbe al tempo dei virus

Le erbe al tempo dei virus

Sono in corso in Cina una ottantina di studi sui potenziali trattamenti per COVID-19 e 15 riguardano fitoterapici tradizionali.
Sono in corso in Cina una ottantina di studi sui potenziali trattamenti per COVID-19 e 15 riguardano fitoterapici tradizionali. Come è importante studiare nel tempo l’evoluzione di epidemie e pandemie per comprenderne corsi e ricorsi e trasformazioni, e adottare tutte le misure del caso, preventive e terapeutiche, quando si tratta di epidemie causate da virus finora sconosciuti, è difficile fare previsioni per armi specifiche, che siano farmaci o vaccini. Esistono del resto testi storici e letteratura scientifica sull’impiego di piante tradizionali cinesi nella prevenzione e trattamento della SARS e dell’influenza H1N1, come anche programmi di prevenzione dall’epidemia di COVID-19 con erbe tradizionali cinesi, attivati nel 2020 dalle autorità sanitarie in più regioni della Cina. Durante la precedente epidemia di SARS tale approccio è stato ampiamente utilizzato: nell’aprile 2003, il Ministero della Salute cinese raccomandava più di 20 formule fitoterapiche da associare ai farmaci occidentali (Chen et al., 2007). Secondo una metanalisi Cochrane (2012) le erbe cinesi usate insieme ai farmaci occidentali hanno migliorato sintomi e qualità di vita e favorito il riassorbimento dell’infiltrato infiammatorio polmonare, consentendo anche di ridurre il dosaggio dei farmaci steroidei dei pazienti con SARS trattati con i due approcci in combinazione (Liu et al., 2012). Tra questi la formulazione erboristica cinese contenente estratti del lianqiao (Forsythiae fructus), che si ritiene sia stato usato per il trattamento delle infezioni da oltre 2.000 anni. Tra le piante tradizionali su cui esiste una letteratura interessante c’è la Liquirizia; diversi meccanismi d’azione si possono evocare a giustificazione dell’impiego di estratti di questa pianta nel paziente con infezione virale polmonare: attività antinfiammatoria, sedativa della tosse, immunomodulante e non ultima antivirale. Già con l’esplodere della SARS si sviluppò la ricerca di composti antivirali per il suo trattamento e fu esaminata anche la glicirizzina su ceppi di coronavirus da pazienti. Da febbraio 2020 la radice di Liquirizia entra, insieme ad altre erbe, in alcune preparazioni tradizionali inserite in programmi di prevenzione di COVID-19. E’ presente anche un’altra pianta medicinale, nota anche in Occidente, per le sue capacità immunostimolanti: la radice di Astragalus membranaceus, di cui sperimentalmente è stata dimostrata la capacità dei polisaccaridi di inibire la replicazione di virus responsabili di infezioni bronchiali.
E la fitoterapia occidentale? Se la Cina si è attivata in termini di utilizzo preventivo e ricerca moderna su piante di uso antico, potrebbe giocare un ruolo attivo anche la fitoterapia occidentale, che già utilizza piante inserite in medicinali e integratori nel trattamento sintomatico delle affezioni virali delle alte vie respiratorie e al tempo stesso dotate di attività inibenti la replicazione dei virus respiratori. Tra le piante, ormai diventate di nostra pertinenza, si deve citare il Pelargonium sidoides, registrato come pianta medicinale antitosse per le sue caratteristiche antinfiammatorie e immunomodulanti, ma contenente polifenoli che, sperimentalmente, hanno confermato proprietà antivirali verso numerosi virus respiratori, tra i quali anche il coronavirus. E la ben nota Echinacea, nelle sue varie specie e preparazioni, esplica capacità immunoprotettive e antinfiammatorie confermate da recenti revisioni della letteratura. Non sarebbe quindi banale pensare come utilizzare questi fitoterapici, ad esempio nella protezione degli operatori sanitari esposti, a iniziare dai MMG fino a medici, infermieri e tecnici sanitari delle Malattie infettive o di altri reparti, come il Pronto Soccorso, dove entrano con contatto con pazienti contagiati. Bene dunque l’utilizzo di alcuni dei fitoterapici citati, in strategica e razionale associazione tra loro, senza dimenticare altre piante medicinali della tradizione latino-americana come Uncaria tomentosa o europea, come Cistus incanus e Sambucus nigra, ad alto contenuto in polifenoli e antociani, con dimostrate attività antinfi mmatorie e anti-virus influenzali, evidenziate di recente anche dalla ricerca clinica. Argomenti ne abbiamo sia per la nostra pratica clinica, sia per la ricerca innovativa in un settore di interesse mondiale.
Vitor Chiessi

lunedì 11 maggio 2020

INDICAZIONI DIETETICHE IN TEMPI DI CORONAVIRUS: CIBI RICCHI IN VITAMINA C, ANTIOSSIDANTI E IMMUNOSTIMOLANTI

Esistono degli estratti vegetali ad azione immunostimolante che possono essere efficacemente associati ai farmaci di sintesi che possono allievare i sintomi. In uno studio recente è stata testata ad esempio l'efficacia e la sicurezza di alcuni polisaccaridi del Larice chiamati arabinogalattani. Hanno dimostrato un elevato profilo di sicurezza e degli esiti promettenti in termini di attività immunostimolante. Presentano un'elevata muco adesività e una volta ingeriti interagiscono con la mucina che riveste la mucosa gastroenterica attivando per contatto il sistema immunitario. Sono presenti in diverse piante immunostimolanti come l'Echinacea purpurea, la Curcuma longa ed il fungo medicinale Ganoderma lucidum. In particolare hanno dimostrato di stimolare la citotossicità delle cellule natural killer in vitro attraverso la generazione di interferone gamma e di inibire le metastasi delle cellule tumorali nel fegato di roditori. .Gli Arabinogalattani sono anche considerati una buona fonte di fibra alimentare, migliorando la salute di alcuni ceppi della microflora intestinale, come i Bifidobacterium, i Lactobacillus acidophilus, e gli Enterobacteriaceae.
La vitamina A sembra anche prevenire le infezioni dell'apparato respiratorio e di quello digerente: se si prende come farmaco dovrà essere il medico a prescriverla ma per evitare carenze basterà mangiare cibi che la contengono: carote, verdure gialle, spinaci, broccoli, zucca, tuorlo dell'uovo, fegato, pesce e formaggio.


Infine due esempi pratici per esercitare un'attività antiossidiante e quindi un buon funzionamento del sistema immunitario.
Insalata mista di peperoni ovvero una fetta di peperone giallo, una di verde e una di rosso. Poi cavolfiore e radicchio rosso, meglio se in pinzimonio, con olio extravergine di oliva, sia a pranzo che a cena. Questa ricetta assicura il massimo di vitamina C assimilabile con l'alimentazione. Il peperone è in fatti l'ortaggio in assoluto più ricco di acido ascorbico, ma ci fornisce anche antociani, carotenoidi, flavonoidi, isotiocianati e clorofilla, che rappresentano i pigmenti indispensabili per sostenere le nostre cellule.
Quali sono invece gli ingredienti ideali per una buona insalata di frutta, la macedonia deve contenere uva nera, ribes rosso, kiwi, banana e arance. Questo cocktail è in grado di darci il massimo di vitamina C e al tempo stesso acido ellagico e resveratrolo dalle documentate attività antivirali
Se poi a qualcuno la verdura e la frutta proprio non dovessero piacere c'è un alternativa. un'alimentazione integrata con estratti di Rosa canina che fornisce vitamina C naturale in associazione sinergica con i carotenoidi, che la rendono più potente.  

CORONAVIRUS: PER CAPIRNE DI PIU'

Il virus che causa l'attuale epidemia di coronavirus è stato chiamato "Sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2" (SARS-CoV-2). Secondo gli scienziati il nuovo coronavirus è fratello di quello che ha provocato la Sars (SARS-CoVs).  I sintomi più comuni di sono febbre, stanchezza e tosse secca. Alcuni pazienti possono presentare indolenzimento e dolori muscolari, congestione nasale, naso che cola, mal di gola o diarrea. Questi sintomi sono generalmente lievi e iniziano gradualmente. Nei casi più gravi, l'infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte.. Il DPCM dell'8 marzo 2020 raccomanda a tutte le persone anziane o affette da una o più patologie croniche o con stati di immunodepressione congenita o acquisita, di evitare di uscire dalla propria abitazione o dimora fuori dai casi di stretta necessità e di evitare comunque luoghi affollati nei quali non sia possibile mantenere la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro. Il periodo di incubazione rappresenta il periodo di tempo che intercorre fra il contagio e lo sviluppo dei sintomi clinici. Si stima attualmente che vari fra 2 e 11 giorni, fino ad un massimo di 14 giorni. La via primaria di trasmissione sono le  goccioline del respiro delle persone infette ad esempio tramite: la saliva, tossendo e starnutendo, contatti diretti personali, le mani, ad esempio toccando con le mani contaminate (non ancora lavate) bocca, naso o occhi Poiché la trasmissione può avvenire attraverso oggetti contaminati, è sempre buona norma per prevenire infezioni, anche respiratorie, il lavaggio frequente e accurato delle mani, dopo aver toccato oggetti e superfici potenzialmente sporchi, prima di portarle al viso, agli occhi e alla bocca. È importante perciò che le persone ammalate applichino misure di igiene quali starnutire o tossire in un fazzoletto o con il gomito flesso. Il lavaggio e la disinfezione delle mani sono la chiave per prevenire l'infezione. Dovresti lavarti le mani spesso e accuratamente con acqua e sapone per almeno 60 secondi. Se non sono disponibili acqua e sapone, è possibile utilizzare anche un disinfettante per mani a base di alcool (concentrazione di alcool di almeno il 60%).
inoltre bisogna evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute; evitare abbracci e strette di mano; mantenimento, nei contatti sociali, di una distanza interpersonale di almeno un metro; igiene respiratoria (starnutire e/o tossire in un fazzoletto evitando il contatto delle mani con le secrezioni respiratorie); evitare l’uso promiscuo di bottiglie e bicchieri, in particolare durante l’attività sportiva; non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani; coprirsi bocca e naso se si starnutisce o tossisce; non prendere farmaci antivirali e antibiotici, a meno che siano prescritti dal medico; pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol; usare la mascherina solo se si sospetta di essere malati o se si presta assistenza a persone malate.  Per approfondimenti e informazioni puoi chiamare il numero verde Emilia-Romagna: 800 033 033 regionale. Utilizza i numeri di emergenza 112/118 soltanto se strettamente necessario. Non è al momento possibile prevedere per quanto tempo durerà l'epidemia e come si evolverà. Abbiamo a che fare con un nuovo virus e quindi rimangono molte incertezze. Ad esempio, non è noto se la trasmissione diminuirà durante l'estate, come osservato per l'influenza stagionale.