venerdì 31 ottobre 2014

Disintossicare il Fegato con l'alimentazione e gli integratori

Disintossicare il Fegato con l'alimentazione e gli integratori



Il fegato è un organo che assolve la maggior parte delle funzioni metaboliche dell'organismo. L'abuso di farmaci ed una dieta non idonea possono intossicarlo e causare sintomi e scompensi indesiderati; nel lungo termine, l'intossicazione epatica può dar luogo alla patogenesi di malattie anche gravi, come l'insufficienza epatica e l'epatocarcinomaDisintossicare il FegatoDisintossicare questa grossa ghiandola con l'alimentazione e gli integratori può essere un buon metodo per riguadagnare salute, dimensioni e funzionalità epatiche.
Gli aspetti nutrizionali che incidono negativamente sulla salute del fegato sono legati alla qualità, alla quantità ed alla composizione degli alimenti; l'eccesso di grassi saturicarboidrati (soprattutto semplici e raffinati), alcol etilico o l'eccesso calorico complessivo determinano l'ingrossamento del fegato per steatosi grassa. Per disintossicare il fegato con l'alimentazione è necessario innanzi tutto garantire:
  • Adeguatezza dell'apporto energetico
  • Riduzione dell'alcol e delle porzioni di consumo di bevande alcoliche
  • Percentuale di lipidi che dovrebbe aggirarsi sul 30% delle calorie totali
  • Buona qualità dei lipidi e basso apporto di colesterolo
  • Percentuale complessiva dei carboidrati ed in particolare di glucidi semplici che non deve superare il 55-60% delle calorie totali
  • Apporto di carboidrati semplici raffinati uguale o inferiore al 12%
  • Ridotto carico ed indice glicemico dei pasti
Non contribuiscono a disintossicare il fegato: additivi alimentarieccesso di proteine ed abuso di fruttosio aggiunto. Queste componenti non incidono significativamente sulla patogenesi della steatosi grassa, ma sono comunque responsabili di altri meccanismi di sovraccarico epatico.
In caso di sofferenza intensa dell'organo è consigliabile intraprendere una dieta ipocalorica, caratterizzata dal consumo di pasti frequenti e ridotti, priva di alcol etilico, con prevalenza di grassi mono e polinsaturi (25-30% delle calorie totali), a modesto carico e ridotto indice glicemico, che abolisca del tutto gli alimenti contenenti zuccheri raffinati e cibi spazzatura.
Nei casi più importanti, sono state sperimentate terapie ipoallergeniche a base di proteine di riso per una durata complessiva di 10 settimane; i risultati sull'organo bersaglio sono buoni ma, ovviamente, una condotta alimentare simile non può essere protratta oltre a causa della mancanza di numerosi principi nutritivi. Degna di nota anche la terapia proposta dal dott. Jeffry Bland basata su un'alimentazione povera di tossine, ricca di n-acetil-cisteina (NAC – anti-radicale libero) e favorente la sintesi endogena diglutatione (antiossidante endogeno derivante dalla Niacina).
In caso di necessità, disintossicare il fegato modificando radicalmente l'alimentazione è fondamentale; purtroppo, quando la causa della compromissione epatica deriva dall'abuso farmacologico si può verificare un'alterazione della funzionalità enzimatica e compromissione dell'integrità cellulare specifica. Gli enzimi coinvolti sono:
  • Enzimi di Bioattivazione che catalizzano le reazioni di ossidoriduzione, riduzione ed idrolisi
  • Enzimi di Detossificazione che catalizzano le reazioni di coniugazione
In tal caso, per disintossicare il fegato, oltre a sospendere (se possibile) la terapia farmacologica, potrebbe essere utile coadiuvare la guarigione epatica ottimizzando l'alimentazione attraverso l'utilizzo di alcuni integratori alimentari. I farmaci ad azione epato-tossica agiscono favorendo la sintesi di epatotossine intrinseche, ma soprattutto apportando epatotossine estrinseche: metaboliti elettrofili e radicali liberi.
La disintossicazione del fegato può essere facilitata dal consumo di cibi o integratori ricchi di antiossidanti. Gli alimenti più utilizzati e gli integratori consigliati nella disintossicazione del fegato sono: il tè verde ed i carciofi, grazie all'elevato contenuto in polifenoli, ed il cardo mariano, contenente silimarina (silibina + silidianina + silicristina), che incrementa l'attività del ribosoma RNA attraverso la polimerasi nucleolare A con effetto rigenerativo.


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giovedì 30 ottobre 2014

Sindrome metabolica: miglioramenti con tè verde


Miglioramento  della sindrome metabolica con il tè verde.
Miglioramento della sindrome metabolica con il tè verde.

MIGLIORAMENTO DELLA SINDROME METABOLICA E RIDUZIONE DEL PESO.

La Sindrome metabolica è un complesso di sintomi che includono in uno stesso individuo: elevata circonferenza di vita, aumentati livelli di trigliceridi, glicemia e pressione arteriosa  e ridotta concentrazione del colesterolo ad alta densità. E’ balzata alle cronache mediche perché a livello vascolare crea e mantiene uno stato infiammatorio cronico e silente che alla lunga porta ad un aumento netto di eventi cardio e cerebrovascolari. La lotta alla Sindrome Metabolica tramite un regime alimentare controllato, abolizione del fumo e cambiamenti di stile di vita è in atto in tutto l’occidente data l’alta incidenza di malattie che provoca.
In questo contesto  gli effetti positivi del tè verde sulla diminuzione del peso corporeo e della sindrome Metabolica sono stati ampiamente documentati in una vasta casistica sperimentale in cui c’è stata un’assunzione quotidiana di quattro o più tazze di tè o di 600-900 mg di polifenoli del tè.
Su “Pharmacogical Research”2011, viene riportato uno studio in cui  topi alimentati con una dieta ricca di grassi (60% dell’apporto calorico totale) e trattati con estratti di epigallocatechina per 16 settimane alla concentrazione di 3,6 grammi per chilo di cibo assunto, avevano manifestato una significativa riduzione in peso del tessuto adiposo, oltre che dei livelli di glicemia e insulina. Il tutto aveva portato ad una maggiore sensibilità degli organi all’insulina stessa. Ciò significa che erano sufficienti basse concentrazioni dell’ormone per ridurre i livelli di glucosio nel sangue.
Catechine del tè hanno dimostrato di ridurre l’infarcimento grasso del fegato (steatosi epatica) e di proteggere i roditori dalla tossicità dell’etanolo e di altre sostanze tossiche.
Gli effetti metabolici sul tessuto adiposo e il peso corporeo dell’uomo sono stati oggetto di numerosi studi la maggior parte dei quali ha documentato un calo del peso  e una lieve perdita di tessuto adiposo con un consumo di tè superiore alle quattro tazze al giorno pari a  600-900 mg di polifenoli.
In uno studio cinese randomizzato e controllato con placebo pubblicato su “Obesity” 2010, a gruppi di pazienti veniva somministrata per 90 giorni una bevanda con concentrazioni di catechine e caffeina crescenti da 30 mg catechina + 10 mg caffeina (bevanda a basso contenuto) fino a 886 mg catechine + 198 mg caffeina al dì ( bevanda ad altissimo contenuto).
In quest’ultimo gruppo di trattamento intensivo si  osservava una perdita di 1,9 cm di circonferenza di vita, una perdita di peso di 1,2 kg e una significativa perdita del grasso intra-addominale il che portava a concludere che questi dosaggi portavano a visibili miglioramenti  nella composizione corporea.
Uno lavoro pubblicato nel “Journal American College Nutrition”2010, conferma che l’assunzione di almeno quattro tazze di tè al giorno per otto settimane, causa una significativa perdita di peso ( dai 2 ai 3 Kg) rispetto al placebo,  e un modesto abbassamento del colesterolo contribuendo in maniera naturale a contrastare gli effetti della Sindrome Metabolica nei pazienti obesi.
Sempre nel “Journal American College Nutrition”2005, viene  studiata la relazione del tè verde nei confronti del rischio di sviluppare diabete tipo 2 ( il diabete non insulino dipendente) e si giunge alla conclusione che il consumo di tè ( 3-6 tazze al giorno) è associato ad un ridotto rischio di sviluppare tale patologia.

TERMOGENESI

Per termogenesi si intende un processo metabolico che porta alla produzione di calore da parte dell’organismo, soprattutto nel tessuto adiposo e muscolare. Nel campo della nutrizionistica e degli integratori alimentari per effetto termogenico si intende  l’assunzione di prodotti che tendono, a riposo, a stimolare o accellerare il metabolismo aumentando il dispendio energetico sotto forma di calore e impedendo l’immagazzinamento dell’energia alimentare sotto forma di grasso. In altre parole, il sogno nel cassetto è quello di dimagrire non facendo nè attività motoria né sottoponendosi ad un regime alimentare equilibrato.
Viene così studiata l’azione termogenica del tè verde, cioè la capacità di aumentare il metabolismo e di conseguenza il dispendio energetico  anche in condizioni di riposo. Nell’importante studio di Abdul Dulloo pubblicato su “American Journal of Clinical Nutrition”1999,  viene provato che l’assunzione di tè aumenta il dispendio energetico nelle 24 ore del 4%.
Un risultato molto interessante di questo studio è che gli effetti del tè verde sul dispendio energetico non potevano essere spiegati solo sulla base del suo contenuto di caffeina, perchè il trattamento con una dose di caffeina equivalente a quella contenuta nel tè, non era in grado di aumentare il dispendio energetico. La deduzione che si trae è che gli effetti metabolici del tè sono dovuti a sostanze diverse dalla caffeina e tipiche della pianta. Inoltre si è visto che il tè provoca un aumento peculiare dell’ossidazione dei grassi (del consumo dei depositi grassi) mentre invece  assunzioni massicce di caffeina pari a 1.000 mg/dì non hanno effetti significativi su questo parametro.
Ultima considerazione importante è che la stimolazione della termogenesi e l’ossidazione dei grassi con il tè verde non è accompagnata da un aumento della frequenza cardiaca tipico delle alte dosi di caffeina.

PREVENZIONE MALATTIE CARDIOVASCOLARI

Ci sono molti studi condotti sull’uomo nell’assunzione del  tè nei confronti delle malattie cardiovascolari. Le prove più convincenti nel documentare una riduzione del rischio cardiovascolare con il consumo di tè viene dai grandi studi fatti in Giappone. Con lo studio pubblicato su “JAMA” 2006, l’assunzione da due tazze a cinque tazze al giorno è stata  correlata con una diminuzione significativa della mortalità per malattie cardiovascolari.
In un altro studio Giapponese pubblicato sul “Journal Epidemiology Community Health”2011, un consumo superiore alle sei tazze al giorno di tè confermava la riduzione della mortalità nei bevitori di tè.
Una  meta analisi apparsa su “American Journal Clinical Nutrition” 2011, ha confrontato gli effetti del tè nero nei confronti del tè verde per quanto riguardava la prevenzione degli eventi di  malattie delle arterie coronarie del cuore. I risultati, molto interessanti, dimostravano che il consumo di tè verde, ma non di tè nero, era associato ad una diminuzione del rischio di malattia coronarica del 10%. Non emergeva nessun dato che supportava il ruolo protettivo del tè nero.

EFFETTI NEUROPROTETTIVI

Rrecenti ricerche e metanalisi hanno trovato che bere tè può ridurre leggermente il rischio di malattia di Parkinson e studi epidemiologici hanno suggerito che bere tè è associato ad un miglioramento della funzione cognitiva.
La teanina, un aminoacido che si trova nel tè, può penetrare facilmente nel cervello dove svolge un’azione neuro protettiva. Inoltre diversi studi attestano che tale sostanza può migliorare la memoria e l’attenzione nei soggetti con disturbi cognitivi lievi.

CONCLUSIONI

L’azione antiossidante dei polifenoli del tè è sicuramente importante nella prevenzione del cancro,  delle malattie cardiovascolari e nella riduzione dell’infiammazione nella obesità e Sindrome Metabolica.
Molti risultati sono stati ottenuti con il tè verde e non con quello nero in quanto i polifenoli di quest’ultimo non sono praticamente biodisponibili, inoltre i polifenoli non assorbiti esercitano il loro effetto sul tratto gastrointestinale diminuendo l’assorbimento di lipidi e proteine e facilitando la crescita di ceppi microbici utili al benessere.
E’ stata documentata epatotossicità in consumatori di integratori alimentari contenenti alte dosi di estratti di tè verde utilizzato per la perdita di peso corporeo.
Occorre cautela e non è raro che assunto a stomaco vuoto possa creare un’irritazione gastrica. In questi casi l’associazione con lo zenzero può ridurre nettamente questo problema.
L’assunzione di quattro o cinque tazze al giorno è stata correlata con la protezione verso alcune malattie croniche con scarsissimi effetti collaterali, che fanno del tè indubbiamente una bevanda sana e utile alla salute.

sabato 4 ottobre 2014

EFFETTI NEL BREVE TEMPO DI UN ESTRATTO DI YERBA MATE SULLA MODULAZIONE DELL'APPETITO E SCELTA DEL CIBO

Acute effects of a herb extract formulation and inulin fibre on appetite, energy intake and food choice.

Abstract

The impact of two commercially available products, a patented herb extract Yerbe Maté, Guarana and Damiana (YGD) formulation and an inulin-based soluble fermentable fibre (SFF), alone or in combination, on appetite and food intake were studied for the first time in a double blind, placebo-controlled, cross-over design. 58 normal to slightly overweight women consumed a fixed-load breakfast followed 4h later by an ad libitum lunch. They were administered YGD (3 tablets) and SFF (5g in 100ml water), YGD and water (100ml), SFF and placebo (3 tablets) or water and placebo 15min before meals. Appetite was assessed using visual analogue scales, and energy intake was measured at lunch. Significant reductions in food intake and energy intake were observed when YGD was present (59.5g, 16.3%; 112.4kcal, 17.3%) and when SFF was present (31.9g, 9.1%; 80kcal, 11.7%) compared with conditions were products were absent. The lowest intake (gram and kcal) was in the YGD+SFF condition. Significant reductions in AUC hunger and AUC desire to eat were also observed after YGD+SFF combination. The data demonstrate that YGD produces a robust short-term effect on caloric intake, an effect augmented by SFF. Caloric compensation for SFF indicates independent effects on appetite regulation.

 2013 Mar;62:84-90. doi: 10.1016/j.appet.2012.11.018. Epub 2012 Dec 1.

RECENTI SVILUPPI SULLE PROPRIETA' DELLA YERBA MATE

 2011 Jul 14;136(3):378-84. doi: 10.1016/j.jep.2010.06.032. Epub 2010 Jun 26.

Recent advances on Ilex paraguariensis research: minireview.

Abstract

Ilex paraguariensis dried and minced leaves are made into a brewed tea, prepared in a sui generis manner by large populations in South America, having evolved from a tea drunk by the Guarani ethnic group to a beverage that has a social and almost ritualistic role in some South American modern societies. It is used both as a source of caffeine, in lieu or in parallel with tea and coffee, but also as a therapeutic agent for its alleged pharmacological properties. Although with some exceptions, research on biomedical properties of this herb has had a late start and strongly lags behind the impressive amount of literature on green tea and coffee. However, in the past 15 years, there was a several-fold increase in the literature studying Ilex paraguariensis properties showing effects such as antioxidant properties in chemical models and ex vivo lipoprotein studies, vaso-dilating and lipid reduction properties, antimutagenic effects, controversial association with oropharyngeal cancer, anti-glycation effects and weight reduction properties. Lately, promising results from human intervention studies have surfaced and the literature offers several developments on this area. The aim of this review is to provide a concise summary of the research published in the past three years, with an emphasis on translational studies, inflammation and lipid metabolism. Ilex paraguariensis reduces LDL-cholesterol levels in humans with Ilex paraguariensis dyslipoproteinemia and the effect is synergic with that of statins. Plasma antioxidant capacity as well as expression of antioxidant enzymes is positively modulated by intervention with Ilex paraguariensis in human cohorts. A review on the evidence implicating Ilex paraguariensis heavy consumption with some neoplasias show data that are inconclusive but indicate that contamination with alkylating agents during the drying process of the leaves should be avoided. On the other hand, several new studies confirm the antimutagenic effects of Ilex paraguariensis in different models, from DNA double breaks in cell culture models to mice studies. Novel interesting work has emerged showing significant effect on weight reduction both in mice and in rat models. Some mechanisms involved are inhibition of pancreatic lipase, activation of AMPK and uncoupling of electron transport. Intervention studies in animals have provided strong evidence of anti-inflammatory effects of Ilex paraguariensis, notably protecting cigarette-induced lung inflammation acting on macrophage migration and inactivating matrix-metalloproteinase. Research on the effects ofIlex paraguariensis in health and disease has confirmed its antioxidant, anti-inflammatory, antimutagenic and lipid-lowering activities. Although we are still waiting for the double-blind, randomized prospective clinical trial, the evidence seems to provide support for beneficial effects of mate drinking on chronic diseases with inflammatory component and lipid metabolism disorders.

L'UTILIZZO DI YERBA MATE HA EFFETTI ANTIOSSIDANTI IN PAZIENTI AFFETTI DA COLESTEROLO ALTO

Association of mate tea (Ilex paraguariensis) intake and dietary intervention and effects on oxidative stress biomarkers of dyslipidemic subjects.

Abstract

OBJECTIVE:

To evaluate the effect of long-term ingestion of mate tea, with or without dietary intervention, on the markers of oxidative stress in dyslipidemic individuals.

METHODS:

Seventy-four dyslipidemic volunteers participated in this randomized clinical trial. Subjects were divided into three treatment groups: mate tea (MT), dietary intervention (DI), and mate tea with dietary intervention (MD). Biochemical and dietary variables were assessed at the beginning of the study (baseline) and after 20, 40, 60, and 90 d of treatment. Participants in the MT and MD groups consumed 1 L/d of mate tea. Those in the DI and MD groups were instructed to increase their intake of fruit, legumes and vegetables and decrease their consumption of foods rich in cholesterol and saturated and trans-fatty acids. Biomarkers of oxidative stress such as antioxidant capacity of serum (ferric reducing antioxidant potential assay), uric acid, reduced glutathione, paraoxonase-1 enzyme, lipid hydroperoxide (LOOH), and protein carbonyl were analyzed.

RESULTS:

Participants in the DI group showed a significant decrease in total fat and saturated fatty acid intakes. Those in the DI and MD groups presented a significant increase in vitamin C consumption. For all groups, there was a significant increase in ferric reducing antioxidant potential and reduced glutathione concentrations but no significant changes in LOOH, protein carbonyl, and paraoxonase-1 values. The reduced glutathione concentration was positively correlated with the consumption of monounsaturated fatty acids, fiber, and vitamin C, whereas levels of LOOH were inversely correlated with intakes of vitamin C and fiber. In addition, LOOH correlated positively with low-density lipoprotein cholesterol and inversely with high-density lipoprotein cholesterol, which had a positive association with paraoxonase-1.

CONCLUSION:

The ingestion of mate tea independently of the dietary intervention increased plasma and blood antioxidant protection in patients with dyslipidemia.