YERBA MATE L'ERBA BUONA
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lunedì 18 ottobre 2021
giovedì 30 settembre 2021
LA FARMACIA DOMESTICA
La Farmacia domestica Dove metterla? spesso lasciamo i farmaci sparsi qua e là in bagno, nei cassetti o in armadietti vari. È preferibile: • conservarli al riparo dalla luce • in un contenitore apposito o un armadietto • fuori dalla portata dei bambini • in un locale fresco e asciutto Organizzarla Per non commettere errori separate i farmaci per bambini da quelli per adulti, i farmaci per usi interno da quelli per uso esterno. Tenere assieme tutto il materiale di pronto soccorso necessario per medicazioni, ad esempio disinfettante, cerotti, bende, garze, ovatta, garze sterili, ghiaccio istantaneo. I farmaci vanno conservati nella loro confezione originale, insieme al foglietto illustrativo; questo vi permette di verificare l'impiego e il modo d'uso di ogni prodotto, la data di scadenza e come conservarlo. Controllarla Menzionare sui farmaci non imballati singolarmente (forme liquide, creme) la data di apertura. La scadenza dei farmaci impressa sull'imballaggio vale solo se il medicamento non viene aperto o se le dosi sono imballate individualmente (per esempio blister per pastiglie e capsule); fatevi confermare dalla vostra farmacia la scadenza residua dei farmaci consumati parzialmente. Se trovate rimanenze di farmaci prescritti dal medico, chiedete alla farmacia che li ha dispensati per quali indicazioni erano stati prescritti, se è utile conservarli per un eventuale utilizzo e la scadenza residua. Tenete presente che i farmaci da eliminare sono rifiuti speciali, non vanno dunque gettati come rifiuti generici, ma sono da riportare in farmacia. Cosa contiene Attenzione! questa lista è indicativa e non esaustiva l'età, lo stato di salute, le terapie in atto di ogni singolo membro della famiglia, richiedono una consulenza specifica da parte del vostro farmacista per ogni indicazione e per ricevere il farmaco, il dosaggio e la forma galenica più idonea antifebbrili e antidolorifici il paracetamolo è indicato sia per bambini che per adulti; in pediatria dare preferenza a supposte o forme liquide. l'ibuprofene é indicato sia per bambini sopra i 6 mesi e gli adulti per dolori infiammatori acuti o in caso di febbre elevata l'aspirina e il diclofenac in libera vendita sono un'ottima alternativa, ma riservata solo agli adulti. termometro classico o digitale antiacido: magaldrato e nausea e vomito : domperidone , per mal di viaggio butilscopolamina. diarrea: loperamide ), costipazione: bisacodile al bisogno, raffreddore: gocce/spray nasale p.es. xylometazoline e/o soluzione fisiologica
giovedì 8 luglio 2021
La bocca di Giulia è una confettura orientale
LA STIPSI: UN REGIME DIETETICO ADEGUATO PUO' NORMALIZZARE LA MOTILITA' INTESTINALE
La Stipsi rappresenta uno dei disturbi tipici dei Paesi industrializzati; in Italia, colpisce circa 13 milioni di persone: 9 milioni di donne e quasi 4 di uomini. Nella popolazione adulta la stipsi colpisce soprattutto gli anziani e le donne (quasi quattro volte più degli uomini). Nei bambini la stitichezza è invece più frequente nei maschi (2:1). Spesso è associata a ridotta assunzione di fibre e liquidi, ridotta attività fisica e mancato rispetto del bisogno di defecare.
Un regime dietetico adeguato in fibre può normalizzare la motilità intestinale, aumentare il volume e l’idratazione delle feci, riduce la pressione endoluminare ed accelera il transito intestinale. Inoltre, le fibre prevengono le complicanze della stipsi, quali emorroidi o diverticolosi del colon; sembrano avere un ruolo nella prevenzione del cancro del colon. Le fibre rappresentano un importante componente della dieta bilanciata e se ne raccomanda l’assunzione di circa 20-30 grammi al giorno.
Nella dieta devono essere inserite più fibre alimentari: verdura cotta e soprattutto cruda, cereali e tutti gli alimenti ricchi di fibre vegetali (crusca, pane integrale, carote, sedano, asparagi, fagioli, fave). Nella dieta è importante inserire anche la frutta (arance, mandarini, fichi, cocomeri, meloni, pere, mele, prugne). Gli alimenti ricchi di fermenti lattici, come lo yogurt o i latti fermentati probiotici (peraltro molto in voga) possono aiutare, se assunti quotidianamente, a ripristinare la flora batterica intestinale. Da evitare mirtilli e uva per l’alto contenuto di acido tannico che rallenta la peristalsi. Utili sono le sostanze zuccherine (miele, marmellata), che aiutano a trattenere l’acqua nell’intestino. Le sostanze acide (vini acidi, aceto, latticello, ecc.) migliorano la motilità intestinale. Il tè ed il vino rosso sono da evitare per il loro contenuto tannico.
L’assunzione di un adeguato apporto di fibra è mezzo terapeutico semplice, fisiologico, efficace e poco costoso .Un ottimale introito di fibre (20-30 gr/die LARN) può essere conseguito attraverso l’assunzione di cibi naturali ricchi di fibra e l’uso degli integratori presenti in commercio. Il paziente deve essere avvertito che l’effetto si presenterà nel giro di alcune settimane. Non tutti i pazienti beneficiano dell’assunzione di fibra, quelli con stipsi da rallentato transito colonico e dissinergia del pavimento pelvico possono anzi presentare un peggioramento dei sintomi. E’ di aiuto anche bere molta acqua non gasata durante la giornata: 1,5-2 litri/die; i liquidi vengono assorbiti dalle fibre e contribuiscono a far crescere di volume le feci. Bere lentamente 1-2 bicchieri di acqua tiepida al mattino a digiuno si rivela spesso un accorgimento molto efficace. Se una dieta povera di fibre è associata a una scarsa assunzione di liquidi, nel colon la massa densa di alimenti digeriti si disidrata ulteriormente diventando più secca e dura e provocando un aumento di pressione nell’intestino con una sensazione di malessere. Quanto più lento è il transito del cibo nel tratto intestinale e quanto più a lungo i residui dei cibi indigeriti rimangono nell’intestino, maggiore quantità di acqua viene riassorbita rendendoli sempre più duri e più difficili da espellere.
L’attività fisica è un fattore fondamentale. È stato dimostrato che i soggetti che praticano attività fisica regolare vanno di corpo più spesso di quelli sedentari e soffrono meno di stitichezza, in quanto essa contribuisce a stimolare i movimenti intestinali, mentre l’immobilità prolungata favorisce la stipsi. L’attività fisica non deve essere troppo blanda, ma almeno di media intensità: non basta camminare 20 minuti al giorno, bisognerebbe farlo almeno per un’ora.
Consigli utili per ristabilire la regolarità intestinale
• Non reprimere mai la voglia di defecare (defecare quando se ne sente il bisogno!)
• Assumere un buon quantitativo di fibra alimentare: mangiare frutta e verdura
• Bere almeno 1,5-2 litri di acqua al giorno
• Consumare pasti regolari.
• Masticare lentamente
• Condire con olio extravergine di oliva, crudo
• Svolgere regolare attività fisica
• Smettere di usare lassativi e clisteri
L’intervento dietoterapeutico, di conseguenza, dovrebbe così delinearsi con un percorso di attenta valutazione dello stato nutrizionale comprensivo della raccolta anamnestica, l’esame obiettivo e le analisi biochimiche, per distinguere i pazienti con stipsi secondaria a patologia organica o funzionale, e tra quelli con stipsi idiopatica, quelli affetti da colon irritabile, con un rallentato transito intestinale o con ostacolo all’espulsione delle feci, la valutazione dello stile di vita e del comportamento alimentare ciò permetterà di evitare l’imposizione di uno stretto regime dietetico, avulso dalla realtà individuale.
Chiedi sempre consiglio al tuo farmacista o medico di fiducia!
lunedì 12 aprile 2021
VACCINO COVID 70-74 ANNI PROVINCIA DI MODENA MODALITA' DI PRENOTAZIONE
http://www.ausl.mo.it/vaccino-covid-70-74anni
giovedì 26 novembre 2020
Le sostanze naturali da usare in via preventiva rispetto al Covid-19
La natura che cura, la rubrica del farmacista Vitor Chiessi
https://temponews.it/2020/10/13/le-sostanze-naturali-da-usare-in-via-preventiva-rispetto-al-covid-19/
In attesa del vaccino e della seconda ondata del virus, la comunità scientifica sta cercando di organizzarsi e fornire cure valide. Anche nel campo della fitoterapia sono già molte le ricerche svolte sulle persone, rivelandosi un valido aiuto almeno per alleviare i sintomi. Dopo una conference call in Regione Toscana e Lombardia con i colleghi cinesi dell’ospedale del Wang Dong è emersa la possibilità di utilizzare la medicina tradizionale cinese nei pazienti affetti da sintomi lievi di Coronavirus.
L’esperienza cinese ha riguardato 120 pazienti con sintomi lievi di Covid-19 che sono stati curati con metodi standard e poi con medicina tradizionale cinese: i risultati sono stati molto interessanti. Si conferma quindi la possibilità di utilizzare con buon risultato le sostanze naturali (ad esempio il ginseng, la scutellaria e l’astragalo) in pazienti con sintomi lievi da Coronavirus e sottoposti prima a un trattamento standard. Anche in pazienti con sintomi lievi che hanno utilizzato solo la medicina tradizionale cinese e nessun altro metodo occidentale si è visto un buon risultato rispetto all’infezione da Coronavirus.
Ma quali sono le sostanze naturali che possiamo utilizzare in via preventiva rispetto al Covid-19?
Ginseng americano: è un tonico per la tosse, utile anche contro la fatica e la stanchezza. Astragalo: adattogeno, utilizzato per le lesioni polmonari e immunomodulante.
Scutellaria: utile soprattutto quando si ha la febbre.
Rodiola: per avere un valido rinforzo in presenza di difficoltà respiratoria.
Si possono utilizzare tranquillamente, non hanno effetti collaterali e indesiderati e danno una mano alle possibilità terapeutiche che possiamo fare in casa.
In quali altri modi possiamo “dare una mano” al nostro organismo?
E’ fondamentale dormire bene, almeno 7 ore di riposo aiutano a mantenerci in salute; mangiare frutta e verdura del tipo: liquirizia, aglio, cipolla e mela che contengono quercitina e zinco che riducono l’attività virale; Utilizzare vitamina C e D; Utilizzare la curcuma che contiene la curcumina; Tè verde, che contiene una sostanza anti infiammatoria importante; frutta secca che contiene olio, proteine, e micerina. Questi alimenti vanno consumati 3/5 volte al giorno.
LE ERBE AL TEMPO DEL VIRUS
Sono in corso in Cina una ottantina di studi sui potenziali trattamenti per COVID-19 e 15 riguardano fitoterapici tradizionali. Come è importante studiare nel tempo l’evoluzione di epidemie e pandemie per comprenderne corsi e ricorsi e trasformazioni, e adottare tutte le misure del caso, preventive e terapeutiche, quando si tratta di epidemie causate da virus finora sconosciuti, è difficile fare previsioni per armi specifiche, che siano farmaci o vaccini. Esistono del resto testi storici e letteratura scientifica sull’impiego di piante tradizionali cinesi nella prevenzione e trattamento della SARS e dell’influenza H1N1, come anche programmi di prevenzione dall’epidemia di COVID-19 con erbe tradizionali cinesi, attivati nel 2020 dalle autorità sanitarie in più regioni della Cina. Durante la precedente epidemia di SARS tale approccio è stato ampiamente utilizzato: nell’aprile 2003, il Ministero della Salute cinese raccomandava più di 20 formule fitoterapiche da associare ai farmaci occidentali (Chen et al., 2007). Secondo una metanalisi Cochrane (2012) le erbe cinesi usate insieme ai farmaci occidentali hanno migliorato sintomi e qualità di vita e favorito il riassorbimento dell’infiltrato infiammatorio polmonare, consentendo anche di ridurre il dosaggio dei farmaci steroidei dei pazienti con SARS trattati con i due approcci in combinazione (Liu et al., 2012). Tra questi la formulazione erboristica cinese contenente estratti del lianqiao (Forsythiae fructus), che si ritiene sia stato usato per il trattamento delle infezioni da oltre 2.000 anni. Tra le piante tradizionali su cui esiste una letteratura interessante c’è la Liquirizia; diversi meccanismi d’azione si possono evocare a giustificazione dell’impiego di estratti di questa pianta nel paziente con infezione virale polmonare: attività antinfiammatoria, sedativa della tosse, immunomodulante e non ultima antivirale. Già con l’esplodere della SARS si sviluppò la ricerca di composti antivirali per il suo trattamento e fu esaminata anche la glicirizzina su ceppi di coronavirus da pazienti. Da febbraio 2020 la radice di Liquirizia entra, insieme ad altre erbe, in alcune preparazioni tradizionali inserite in programmi di prevenzione di COVID-19. E’ presente anche un’altra pianta medicinale, nota anche in Occidente, per le sue capacità immunostimolanti: la radice di Astragalus membranaceus, di cui sperimentalmente è stata dimostrata la capacità dei polisaccaridi di inibire la replicazione di virus responsabili di infezioni bronchiali.
E la fitoterapia occidentale? Se la Cina si è attivata in termini di utilizzo preventivo e ricerca moderna su piante di uso antico, potrebbe giocare un ruolo attivo anche la fitoterapia occidentale, che già utilizza piante inserite in medicinali e integratori nel trattamento sintomatico delle affezioni virali delle alte vie respiratorie e al tempo stesso dotate di attività inibenti la replicazione dei virus respiratori. Tra le piante, ormai diventate di nostra pertinenza, si deve citare il Pelargonium sidoides, registrato come pianta medicinale antitosse per le sue caratteristiche antinfiammatorie e immunomodulanti, ma contenente polifenoli che, sperimentalmente, hanno confermato proprietà antivirali verso numerosi virus respiratori, tra i quali anche il coronavirus. E la ben nota Echinacea, nelle sue varie specie e preparazioni, esplica capacità immunoprotettive e antinfiammatorie confermate da recenti revisioni della letteratura. Non sarebbe quindi banale pensare come utilizzare questi fitoterapici, ad esempio nella protezione degli operatori sanitari esposti, a iniziare dai MMG fino a medici, infermieri e tecnici sanitari delle Malattie infettive o di altri reparti, come il Pronto Soccorso, dove entrano con contatto con pazienti contagiati. Bene dunque l’utilizzo di alcuni dei fitoterapici citati, in strategica e razionale associazione tra loro, senza dimenticare altre piante medicinali della tradizione latino-americana come Uncaria tomentosa o europea, come Cistus incanus e Sambucus nigra, ad alto contenuto in polifenoli e antociani, con dimostrate attività antinfi mmatorie e anti-virus influenzali, evidenziate di recente anche dalla ricerca clinica. Argomenti ne abbiamo sia per la nostra pratica clinica, sia per la ricerca innovativa in un settore di interesse mondiale.
lunedì 16 novembre 2020
Colesterolo: le regole d’oro per tenerlo sotto controllo
Un italiano su 3 ha il colesterolo alto e che tra chi si sta curando per abbassarlo, gli obiettivi terapeutici vengono centrati da un maschio su 4 e da meno di una donna su 5. Si tratta di un problema, quindi, da non sottovalutare considerando che il colesterolo ‘cattivo’ (Ldl) è il principale fattore di rischio per le malattie cardiovascolari. In aiuto arriva il position paper redatto dagli esperti della Società italiana per la prevenzione cardiovascolare (Siprec), in collaborazione con il Cnr e la Fondazione Italiana per il Cuore, realizzato per fornire delle indicazioni su come affrontare il problema.
In Europa
Ogni anno in Europa si registrano 4 milioni di decessi per malattie cardiovascolari che riguardano le donne nel 55% dei casi. Considerando la sola Unione Europea, i decessi per queste patologie ammontano a 1,8 milioni l’anno e la spesa relativa alle malattie cardiovascolari si attesta sui 210 miliardi di euro, di cui il 53% generata dalla gestione clinica.
In Italia
Gli studi di intervento hanno dimostrato che se fosse possibile eliminare tutti i fattori di rischio, si riuscirebbe ad abbattere dell’80% gli eventi cardiovascolari. Dalla fine degli anni ’90 ad oggi il valore medio del colesterolo degli italiani è aumentato in maniera significativa sia negli uomini (dal 205 a 211 mg/dl) che nelle donne (da 207 a 217 mg/dl). Gli uomini tuttavia si curano meglio delle donne: quelli che raggiungono l’obiettivo con il trattamento sono passati dal 13,5 al 24% del totale, mentre le donne ‘a target’ sono cresciute dal 9,6% al 17,2% del totale.
Quando misurarlo
Non esistono criteri condivisi né su quando iniziare lo screening né su ogni quanto ripetere gli esami, né a quale età smettere: il medico dovrebbe regolarsi sulla base del profilo di rischio individuale del paziente, ma è comunque raccomandabile fare un primo screening negli uomini intorno ai 40 anni e nelle donne intorno ai 50 o in post-menopausa, come suggerito anche dalle linee guida della European society of cardiology (Esc). Questa valutazione andrebbe tuttavia anticipata (intorno ai 35 anni nei maschi e a 45 anni nelle femmine) nei soggetti con familiarità per ipercolesterolemia e/o eventi cardiovascolari in età giovanile e in pazienti diabetici e con arteriopatia periferica, a prescindere dall’età.
Il grande vantaggio e il basso costo del test suggeriscono, sottolinea Massimo Volpe, presidente eletto della Siprec – per un controllo esteso, ma ”attualmente in Italia non è previsto il dosaggio gratuito dei valori di colesterolo-Ldl per diversi gruppi di pazienti affetti da dislipidemia”. Una riduzione di 40 mg/dl di colesterolo Ldl si associa ad un abbattimento del 20-25% delle morti per cause cardiovascolari e di infarto miocardico non fatale, come dimostrato dai tanti studi di intervento degli ultimi 15-20 anni. “Molti degli eventi ischemici cardiovascolari e cerebrovascolari colpiscono non solo soggetti a rischio elevato, ma anche a rischio medio e talvolta basso – riporta Roberto Volpe ricercatore del Cnr di Roma. Anzi, i dati italiani del ‘Progetto Cuore’ ci dimostrano che oltre l’80% degli eventi si verificano proprio in soggetti con un rischio a 10 anni inferiore al 20%, vale a dire un rischio considerato medio-basso”.
Le statine
Riducono la sintesi epatica di colesterolo; la percentuale di riduzione di Ldl è dose dipendente e varia a seconda del tipo di statine, ma vi è grande variabilità da un individuo all’altro. Lo studio del Cholesterol Treatment Trialists (Ctt) ha dimostrato che una riduzione di 40 mg/dl di Ldl corrisponde ad una riduzione del 10% della mortalità per tutte le cause, del 20% di mortalità per cause cardiovascolari, del 23% del rischio di eventi coronarici maggiori e del 17% di ictus.
I nuovi farmaci
Gli inibitori di PCSK9 (evolocumab e alirocumab) sono farmaci, somministrati una o due volte al mese per iniezione sottocutanea, che inibendo la funzione della proteina PCSK9, consentono ai recettori delle Ldl di essere più volte ‘riciclati’ sulla superficie cellulare, dove ‘catturano’ e rimuovono dal sangue le Ldl circolanti. Questi nuovi farmaci producono una riduzione drammatica dei livelli di Ldl (fino a -75 per cento) e aumentano le concentrazioni delle Hdl. Sono indicati nei pazienti con ipercolesterolemia primaria (comprese le forme familiari eterozigoti ed omozigoti), in aggiunta al trattamento con statine o altri farmaci ipolipemizzanti o da soli, nei soggetti intolleranti alle statine. Evolocumab è approvato dall’AIFA in regime di rimborsabilità.
venerdì 31 luglio 2020
LA BARBABIETOLA ROSSA: UN RIMEDIO SORPRENDENTE PER LA PRESSIONE ALTA
La barbabietola rossa o rapa rossa è un radice dalle numerose proprietà dietetiche e salutari. Contiene infatti quantità notevoli di minerali, che assorbe dal terreno: potassio, fosforo, ferro, calcio e numerose vitamine del gruppo B.Possiede proprietà depurative, antisettiche e ricostituenti, è utile in caso di influenza e di anemia, grazie al ferro in esso contenuto. Favorisce la digestione e rafforza la mucosa gastrica. A causa della sua consistenza zuccherina, è invece sconsigliata a pazienti diabetici, così come per chi soffre di calcolosi renali, data la presenza di molti ossalati.Un recentissimo studio pubblicato sulla rivista scientifica “Hypertension” (Kapil et al., 2015) ha dimostrato l’utilità del succo di barbabietola nel diminuire la pressione sanguigna in pazienti affetti da ipertensione. In questo studio 68 pazienti ipertesi sono stati divisi in due gruppi: il primo gruppo ha ricevuto un supplemento nutrizionale di succo di barbabietola (240ml al giorno per 4 settimane), il secondo gruppo ha ricevuto il placebo, cioè un succo identico ma senza i principi attivi della barbabietola.In particolare, è stato studiato l’effetto del nitrato presente nella barbabietola: questa sostanza viene convertita nell’organismo in ossido nitrico (NO), favorendo la vasodilatazione e quindi l’abbassamento della pressione sanguigna. I risultati dello studio hanno dimostrato l’efficacia del succo di barbabietola rispetto al controllo nel diminuire la pressione sanguigna in pazienti con ipertensione, in cui si è anche osservato un miglioramento della funzoinalità delle pareti dei vasi sanguigni ed una diminuzione della rigidità delle arterie.
Se soffrite di pressione alta, ma anche se volete migliorare le vostre prestazioni sportive.. Beh.. Bevetevi un bel frullato di barbabietola come quello della ricetta qui sotto!Ingredienti:una banana — mezza barabietola — una manciata di lamponi surgelati — un bicchiere di latteProcedimento:Frullate tutti gli ingredienti, aggiungete qualche superfood di vostro gradimento (cioccolato fondente, cocco in scaglie, bacche di goji, frutta secca) e gustate!Fonti:Kapil V et al. (2015) Dietary nitrate provides sustained blood pressure lowering in hypertensive patients: a randomized, phase 2, double-blind, placebo-controlled study.